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domenica 28 agosto 2016

Terremoto Vulture (Lucania): La ricostruzione lampo di Mussolini del 1930

Vulture, 23 luglio 1930. Venne segnalato un sisma di magnitudo momento 6,7 della Scala Mercalli. Il terremoto, che prende il nome dal Monte Vulture alle cui pendici si verificarono ingenti danni, colpì soprattutto la Basilicata, la Campania e la Puglia; ebbe i suoi massimi effetti nella zona montuosa fra le province di Potenza, Matera, Benevento, Avellino e Foggia. Il terremoto causò la morte di 1404 persone prevalentemente nelle province di Avellino e Potenza, interessando oltre 50 comuni di 7province. Il sisma fu aggravato dalla scarsa qualità dei materiali usati per le costruzioni e dalla natura argillosa dei terreni, approvati prima dell’arrivo di Mussolini e del Fascismo.
Il capo del Governo, Mussolini, appena conosciuta notizia del disastro convocò l’allora Ministro dei Lavori Pubblici, l’on. Araldo di Crollalanza e gli affidò l’opera di soccorso e ricostruzione. Araldo di Crollalanza, in base alle disposizioni ricevute e giovandosi del RDL del 9 dicembre 1926 e alle successive norme tecniche del 13 marzo 1927, norme che prevedevano la concentrazione di tutte le competenze operative, nei casi di catastrofe, nel Ministero dei Lavori Pubblici, fece effettuare nel giro di pochissime ore il trasferimento di tutti gli uffici del Genio Civile, del personale tecnico, nella zona sinistrata, così come era previsto dal piano di intervento e dalle tabelle di mobilitazione che venivano periodicamente aggiornate.
Secondo le disposizioni di legge, sopra ricordate, nella stazione di Roma, su un binario morto, era sempre in sosta un treno speciale, completo di materiale di pronto intervento, munito di apparecchiature per demolizioni e quant’altro necessario per provvedere alle prime esigenze di soccorso e di assistenza alle popolazioni sinistrate. Sul treno presero posto il Ministro, i tecnici e tutto il personale necessario.
Destinazione: l’epicentro della catastrofe. Naturalmente, come era uso in quei tempi, per tutto il periodo della ricostruzione, Araldo di Crollalanza non si allontanò mai dalla zona sinistrata, adattandosi a dormire in una vettura del treno speciale che si spostava, con il relativo ufficio tecnico da una stazione all’altra per seguire direttamente le opere di ricostruzione. I lavori iniziarono immediatamente.
Dopo aver assicurato gli attendamenti e la prima opera di assistenza, si provvide al tempestivo arrivo sul posto, con treni che avevano la precedenza assoluta di laterizi e di quant’altro necessario per la ricostruzioni. Furono incaricate numerose imprese edili che prontamente conversero sul posto, con tutta l’attrezzatura. Lavorando su schemi di progetti standard si poté dare inizio alla costruzione di casette a pian terreno di due o tre stanze anti-sismiche, particolarmente idonee a rischio.
Contemporaneamente fu disposta anche la riparazione di migliaia di abitazioni ristrutturabili, in modo da riconsegnarle ai sinistrati prima dell’arrivo dell’inverno. A soli tre mesi dal catastrofico sisma, e precisamente il 28 ottobre 1930, le prime case vennero consegnate alle popolazioni della Campania, della Lucania e della Puglia. Furono costruite 3.746 case e riparate 5.190 abitazioni.
Mussolini salutò il suo Ministro dei Lavori Pubblici al termine della sua opera con queste parole: Eccellenza Di Crollalanza, lo Stato italiano La ringrazia non per aver ricostruito in pochi mesi perché era Suo preciso dovere, ma la ringrazia per aver fatto risparmiare all’erario 500 mila lire. L’intervento complessivo, difatti era venuto anche a costare meno del previsto. Nonostante il breve tempo impiegato nel costruirle e nonostante i mezzi tecnologici relativamente antiquati di cui poteva disporre l’Italia del 1930, le palazzine edificate in questo periodo resistettero ad un altro importante terremoto che colpì la stessa area 50 anni dopo.

sabato 25 giugno 2016

Chi semina vento raccoglie tempesta!

All’indomani degli attacchi di Parigi dello scorso anno tutti ad indignarsi proprio come ieri per gli attentati terroristici in Belgio: ad essere colpito è il cuore dell’Europa. L’Europa libera, democratica, antifascista, accogliente, buonista. Ma è proprio cosi?
Crediamo proprio di no: almeno per i francesi la risposta è certamente no! Ogni giorno tramano, fanno e disfano governi nelle ex-colonie africane, schiavizzano ed umiliano le popolazioni di quel continente. Hanno ridotto la Libia ad una vera e propria polveriera dopo l’eliminazione di Gheddafi, hanno bombardato la Siria, finanziato l’Isis, passato le armi ai ribelli anti-Assad. Bombardamenti che hanno ucciso bambini, sterminato famiglie intere, colpito ospedali: li chiamano “danni collaterali”.
Se uno stato occidentale si comporta da terrorista uccidendo migliaia di persone è “danno collaterale”; se lo fanno 3-4 pazzi intrisi di ideologia islamica violenta quelli sono terroristi. Se la differenza fosse costituita solo dal numero di morti di certo i secondi sarebbero solo e soltanto degli agnellini paragonati ai cugini d’oltralpe.
Attenzione: non se ne esca qualcuno dicendo che difendiamo o giustifichiamo i terroristi. Chi ha il cervello cosi piccolo da pensare questo termini a questo punto la lettura: non ha gli strumenti intellettuali per andare oltre.
Che dietro questi attacchi ci sia una qualche regia è certo. Tale regia si serve di una manovalanza idiota, pronta a farsi esplodere in aria e che crede ai versi di un testo improbabile come il Corano. Dei coglioni insomma!
Abbiamo sentito in questi mesi dire che all’Isis vanno eliminate le fonti di finanziamento che tengono in vita l’esercito del califfo. E chi è a finanziare soprattutto l’Isis? Semplice: la Turchia e l’Arabia Saudita.
La Turchia, amica degli americani, contro il regime di Assad che chiede miliardi e miliardi di euro all’Europa e tiene in scacco i paesi dell’Unione sulla questione dei migranti. I nostri governati si tirano giù i calzoni e sganciano i quattrini mentre Putin svela il traffico di petrolio tra l’Isis e la Turchia. Il secondo paese è l’Arabia, guardacaso, anche loro fedeli agli americani, quel paese in cui non più di due mesi fa si recò il giullare della corte italiana con straccioni al seguito che si azzuffarono davanti quei beduini vestiti di bianco per dei Rolex.
Ecco dunque venire alla luce il tema principale: occorre restringere le libertà personali, limitare i principi fondamentali delle nostre costituzioni. In Francia Hollande si fa votare ciò dopo gli attentati di Parigi, dopo quelli del Belgio qualcuno ritorna su tale tema aggiungendo che gli stati dovrebbero cedere la loro sovranità (dopo quella monetaria!) per creare un esercito europeo.
Dunque se con le buone non si riesce a giungere a quegli obiettivi, che da sempre i poteri occulti si sono prefissi, ecco che l’aiutino arriva da questi attentati, a mio parere, molto poco credibili.
Non lo dico io ma lo dice un parlamentare belga che afferma:
“Di due cose l’una, o i nostri servizi di sicurezza sono incompetenti e incapaci di proteggere i luoghi sensibili come l’aeroporto nazionale o la rete di metropolitana di Bruxelles, o sono gli stessi servizi all’origine di questi attentati”.
E dunque gli islamici, gli immigrati cosa c’entrerebbero? Gli immigrati sicuramente nulla in quanto chi commette questi reati immondi è gente del posto, nati e cresciuti in Europa da genitori o nonni immmigrati. E‘ gente integrata di cui spesso le famiglie ignorano le intenzioni e proprio per questo ancora più pericolosi.
Ecco quindi dimostrato il totale fallimento della società multirazziale: non è un caso se questi attentati avvengono in paesi che prima dell’Italia hanno accolto, hanno aperto le loro società agli esotismi, alle sub-culture africane ed islamiche. Oggi ne raccolgono i frutti, anzi le macerie ed i cadaveri. L’Italia in questo processo è indietro di almeno 10-20 anni. La Francia ed il Belgio di oggi saranno l’Italia di domani. Si fermerà dunque tale processo involutivo? Ovviamente no in quanto il disegno è ben preciso: eliminare ogni forma di cultura e tradizione europea, eliminare gli stessi stati, i popoli e creare un’ammasso informe di popolo senza radici, da sfruttare e schiavizzare economicamente e da far saltare in aria all’occorrenza per emettere qualche altra legge speciale.

A tutto ciò la soluzione è una sola: l’Europa, l’Italia, deve tornare ad essere bianca e cristiana. Peccato: prenderemo esattamente la strada opposta…

Ridateci l'Italia

giovedì 28 aprile 2016

Il comunismo

Urss, 20 milioni di morti, Cina, 65 milioni di morti, Vietnam, 1 milione di morti, Corea del Nord, 2 milioni di morti, Cambogia, 2 milioni di morti, Europa dell’Est, 1 milione di morti, America Latina, 150.000 morti, Africa, 1 milione 700.000 morti, Afghanistan, 1 milione 500.000 morti, movimento comunista internazionale e partiti comunisti non al potere, circa 10.000 morti. Il totale si avvicina ai 100 milioni di morti.

Predappio


Se tu dall'altipiano guardi il mare, Moretta che sei schiava fra gli schiavi, Vedrai come in un sogno tante navi E un tricolore sventolar per te. Faccetta nera, bell'abissina Aspetta e spera che già l'ora si avvicina! quando saremo insieme a te, noi ti daremo un'altra legge e un altro Re. La legge nostra è schiavitù d'amore, il nostro motto è LIBERTÀ e DOVERE, vendicheremo noi CAMICIE NERE, Gli eroi caduti liberando te! Faccetta nera, bell'abissina Aspetta e spera che già l'ora si avvicina! quando saremo insieme a te, noi ti daremo un'altra legge e un altro Re. Faccetta nera, piccola abissina, ti porteremo a Roma, liberata. Dal sole nostro tu sarai baciata, Sarai in Camicia Nera pure tu. Faccetta nera, sarai Romana La tua bandiera sarà sol quella italiana! Noi marceremo insieme a te E sfileremo avanti al Duce e avanti al Re!

sabato 20 febbraio 2016

Vincere e vinceremo


venerdì 5 febbraio 2016

PADRE PIO DISSE DI MUSSOLINI



Mussolini e’ uno dei più grandi politici che io abbia mai visto, le sue idee rispecchiano il bene di cio’ che è scritto sulla sacra bibbia, è il perfetto guidatore dell’umanità.(Padre Pio)
RACHELE LA MOGLIE DI MUSSOLINI… INCONTRÒ PADRE PIO.. CHE GLI DISSE: L’ANIMA DI SUO MARITO POTRÀ ?
L’anima di suo marito potrà andare in Paradiso.. in quanto si è pentito di alcuni suoi sbagli…


Mentre in un’altra occasione Padre Pio disse: Stalin e Hitler andranno all’inferno.




EDVIGE MUSSOLINI SI SOGNÒ IL DUCE VARIE VOLTE DOPO LA SUA MORTE













La prima volta lo sognò malconcio, coi vestiti rovinati e col cappotto forato, e “stanco” come lo definì lei;


La seconda volta lo sognò che la consolava e che gli diceva che stava bene, che era in un bel posto, lo sognava fisicamente rifiorito.


Per avere conferma del sogno si presentò da Padre Pio e gli chiese “l’anima del Duce è salva?” e padre Pio gli rispose “lo sai già, te lo ha già detto lui”.

NELLA VITA DELLA SERVA DI DIO EDVIGE CARBONI ( 1880 – 1952 ), SI LEGGE QUANTO SEGUE:





Edvige pregava molto per la salvezza eterna dell’anima di Benito Mussolini e, quando seppe che l’avevano ammazzato, intensificò le preghiere e fece celebrare moltissime messe per liberarlo dal Purgatorio.


Gesù le rivelò un giorno che però il duce era stato condannato al Purgatorio, per espiare lunghi anni di pene.


La serva di Dio continuò a pregare per quell’anima e, finalmente, dopo qualche anno, Gesù la liberò dai patimenti del Purgatorio.


Ed Edvige ripeteva sempre che la bontà del Signore è veramente grande.





3 Risposte a “PADRE PIO DISSE DI MUSSOLINI”

martedì 2 febbraio 2016

Meglio vivere un giorno da leone ........


Le 100 opere da non dimenticare


Troppo spesso si parla di Mussolini e di Fascismo solo in senso negativo,
addirittura viene identificata questa parola come soppressione di ogni
diritto e libertà eppure il 80% delle leggi e dei regolamenti anche in
ambito contrattuale e salariale come tutela dei piu' deboli risalgono a quel
periodo.
Senza nulla togliere alle atrocita' poi compiute con Hitler, ma giusto per
informazione.
1. Assicurazione invalidità e vecchiaia, R.D. 30 dicembre 1923, n. 3184
2. Assicurazione contro la disoccupazione, R.D. 30 dicembre 1926 n. 3158
3. Assistenza ospedaliera ai poveri R.D. 30 dicembre 1923 n. 2841
4. Tutela del lavoratore di donne e fanciulli R.D 26 aprile 1923 n. 653
5. Opera nazionale maternità ed infanzia (O.N.M.I.) R.D. 10 dicembre 1925 n.
2277
6. Assistenza illegittimi e abbandonati o esposti, R.D. 8 maggio 1925, n.
798
7. Assistenza obbligatoria contro la TBC, R.D. 27 ottobre 1927 n. 2055
8. Esenzione tributaria per le famiglie numerose R.D. 14 maggio 1928 n. 1312
9. Assicurazione obbligatoria contro le malattie professionali, R.D. 13
maggio 1928 n. 928
10. Opera nazionale orfani di guerra, R.D.26 luglio 1929 n.1397

martedì 26 gennaio 2016

L' adolescenza turbolenta di Mussolini


L' adolescenza turbolenta di Mussolini Le vacanze a Dovia con il fratello Arnaldo, i momenti in solitudine, le lunghe ore trascorse sui libri Molti aspetti del suo modo di essere risultavano misteriosi, era insofferente e a volte scontroso Siamo ancora a Dovia alla fine dell'Ottocento, proseguiamo la nostra piccola indagine sulla prima giovinezza di Benito Mussolini e vediamo cosa scrive Antonio Beltramelli nel suo "L'Uomo nuovo": "Nel periodo delle vacanze ritorna alla sua Dovia col fratello Arnaldo; ma non si dà riposo. A quando a quando scende a piedi a Forlì, si chiude nella Biblioteca Comunale, consulta, scorre, divora volumi e volumi. Non conosce fatica. Può rimanere al tavolo per ore ed ore consecutive senza risentirne nessuna stanchezza. La meschina vita di Dovia lo avvilisce e lo accascia. Già lo spirito di lui mira a lontananze superbe; già si sente troppo estraneo all'ambiente nel quale è costretto". Più avanti prosegue, parlando del periodo a Forlimpopoli: "Dove passa Benito è già la sua fiamma che arde; la sua fede che irrompe. Non è, né può esservi calma perfetta là dove egli vive. È in lui una volontà che oltrepassa il limite segnato, che deve prorompere [..] Benito ha sedici anni, non più, e già la società dei timidi e dei prudenti lo avverte, ne è intimorita. Si incomincia a temerlo; si incomincia ad amarlo. In questo periodo il temperamento di lui si definisce, la sua vocazione incomincia a precisarsi. Nato di popolo, sarà uomo di popolo. Combatterà per l'idea alla quale si è votato. Saprà vincere".
Sabrina Loddo

lunedì 25 gennaio 2016

Il sindaco di Rieti attacca Fiano PD: “giù le mani dalla scritta Dux, pensa a Banca Etruria”

E’ bastata una giornata limpida e senza foschia per regalare ai romani un panorama di singolare bellezza con il Reatino a campeggiare sulla linea dell’orizzonte grazie alla neve caduta sul monte Terminillo da una parte e sul monte Giano dall’altra. Un mare di “like”, di commenti mozzafiato e, manco a dirlo, di polemiche legate al panorama stesso visto che proprio il monte Giano ha regalato grande visibilità alla cicatrice arborea con la scritta “Dux”.
ecco la rete scatenata sul web grazie al rimbalzo delle foto sui giornali on line. Una parte pronta ad apprezzarne la bellezza e una parte, invece, pronta a criticare il fatto che la scritta sia ancora visibile. Apriti cielo ed ecco che a scendere in campo, forte anche delle recenti cronache che hanno visto l’onorevole Fiano del Pd presentare una proposta di legge punitiva verso chi coltiva il ricordo del fascismo, è stato il sindaco di Antrodoco e coordinatore provinciale di Forza Italia.

Postando su Facebook un articolo del giornale Il Tempo con gigantografia della scritta ha commentato: “Caro Fiano invece di spendere il suo tempo da parlamentare per tentare di cancellare i boschi che rappresentano la storica scritta del monte Giano pensi ai Boschi di Banca Etruria”. Contattato dal Corriere di Rieti il sindaco ha ribadito e rilanciato il concetto difendendo la scritta della montagna antrodocana come monumento naturale così come, ha evidenziato forse sbilanciandosi per sottolineare la storicità del bene da difendere e promuovere, “un monumento è il Colosseo dove i gladiatori uccidevano gli animali e viceversa, ma qui nessuno ha chiesto di abbatterlo”. Ma mentre milioni di turisti e storici dell’arte si preparano per ammirare le bellezze di Roma antica ad Antrodoco ancora non si vedono le file degli amanti del monumento naturale. Ma questa è un’altra storia.- See more at: http://www.riscattonazionale.it/2016/01/24/sindaco-rieti-attacca-fiano-pd-giu-le-mani-dalla-scritta-dux-pensa-banca-etruria/#sthash.sjxsB7iX.dpuf

Martina Mussolini, bis­nipote del Duce e cancelliere dell'Ordine dell'Aquila Romana



La donna che ha sfidato il presidente del Venezuela, Maduro, 
cede a una malattia implacabile
la donna che ha sfidato il presidente del Venezuela, Maduro, cede a una malattia implacabile.




Donna Martina Mussolini, era figlia di Guido Mussolini, nipote del Comandante Vittorio e pronipote di Benito Mussolini. Martina Mussolini aveva a giugno pubblicato un libro dal titolo "Fascismo: Stato sociale o dittatura?" un ricerca della durata di sei anni sulla Carta del Lavoro e sulle leggi fasciste a tutela dei lavoratori. Nel suo lavoro editoriale sosteneva che certe interpretazioni sono raccapriccianti", nella fattispecie aveva stigmatizzato le parole della ex ministro, Sig.ra Fornero, quando aveva affermato che si rischia di tornare al lavoro delle donne al tempo del Fascismo, una frase che l'aveva mandata su tutte le furie alla quale Martina Mussolini aveva risposto che non si poteva certo dimenticare che il regime aveva creato i nidi d'infanzia interni alle fabbriche allo scopo di permettere alle lavoratrici di avere il supporto dello Stato anche dopo la gravidanza. Sosteneva inoltre che parlare di dittatura e condensare tutta l'esperienza fascista in una parola è storicamente errato, poiché dal suo lavoro emerge che durante il Fascismo la tutela del lavoratore era totale, tanto quanto quella del suo datore di lavoro, ovvero l'imprenditore. Nata in Italia quarantasei anni fa, portava nel cuore il Venezuela avendo vissuto la sua adolescenza nel paese sudamericano.

Quando il presidente attuale del Venezuela Nicolás Maduro aveva accusato gli studenti venezuelani di "fascismo" Martina Mussolini aveva scritto una lettera aperta alla stampa Venezuelana e internazionale e reiterato la critica nei suoi confronti stigmatizzando la politica di repressione, dicendo senza mezzi termini a Maduro che lui, del fascismo, non sapeva assolutamente nulla e parlava a sproposito utilizzando luoghi comuni. Aveva poi dichiarato che le proteste dei cittadini venezuelani non sono politiche ma sociali, il popolo venezuelano è stanco delle code per il pane e per le cure mediche. Martina Mussolini era anche cancelliera dell' Ordine dell' Aquila Romana, ordine cavalleresco voluto da Vittorio Emanuele III di Savoia nel 1942 per ricompensare i cittadini esteri che meritavano un riconoscimento italiano per le opere svolte a favore della nazione. In seguito, con la Repubblica Sociale Italiana, le decorazione veniva conferita anche ai connazionali. Alla cancelleria dell'Ordine, non riconosciuto dalla Stato italiano, le succede la sorella Orsola. Sempre coerente e sempre senza trarre profitto dal cognome che portava, ma con dignità e senza cercare la celebrità, Roberta Capotosti (FdI) la ricorda come una persona di estrema cortesia, dotata di un sorriso dolcissimo che ne fanno ancora più triste il ricordo. Anche Roberto Jonghi Lavarini, storico rappresentante della destra milanese con il gruppo Destra per Milano si è espresso con parole di profondo cordoglio per la grande perdita, ricordandola come donna forte e, coerente e umile. Le ceneri dopo il funerale saranno traslate nella capella di famiglia a Predappio.
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